Il campo di concentramento di Gonars fu costruito nell’autunno del 1941 in previsione dell’arrivo di prigionieri di guerra russi, ma in questo senso non fu mai utilizzato. Nella primavera del 1942 venne invece destinato all’internamento dei civili della cosiddetta Provincia italiana di Lubiana”, rastrellati dall’esercito italiano in applicazione della famigerata Circolare 3C del generale Roatta, comandante della II Armata, che stabiliva le misure repressive da attuare nei territori occupati e annessi dall’Italia dopo l’aggressione nazifascista alla Jugoslavia del 6 aprile 1941. Le due massime autorità civili e militari della provincia di Lubiana, l’Alto Commissario Emilio Grazioli, squadrista della prima ora, e il generale Mario Robotti, comandante dell’XI Corpo d’Armata, misero in pratica con puntuale spietatezza le misure repressive: fucilazione di ostaggi, incendi di villaggi, deportazioni di intere popolazioni. Nella notte fra il 22 e il 23 febbraio del 1942 la città di Lubiana venne completamente circondata da filo spinato, tutti i maschi adulti arrestati, sottoposti a controlli e la gran parte di essi destinati all’internamento. Stessa sorte subirono in breve anche le altre città della “provincia”. Gli arrestati furono portati nel campo di concentramento di Gonars, che nell’estate del ’42 conteneva già oltre 6000 internati, ben al di sopra delle sue possibilità ricettive, che erano per meno di 3000 persone.
The concentration camp was built in the autumn of 1941 in anticipation of the arrival of Russian prisoners-of-war, but it was never used for this purpose. In the spring of 1942 it was destined to the detention of Yugoslav civilians who had been arrested in army round-ups throughout the “Italian Province of Lubiana”. The incarceration of civilians was an effect of the notorious Circular 3C, a directive by Gen. Roatta, commander of the Italian 2nd Army Corps, which listed the repressive measures to be taken in the occupied territories which had been annexed to Italy after the Nazi attack of Yugoslavia on 6 April 1941. The civilian and military authorities of the Province (the High Commissioner Emilio Grazioli, a fervent fascist, and Gen. Mario Robotti, commander of the 7 Italian 11th Army Corps) put these measures into practice with a ruthless exactness: hostages were shot, villages were burnt and their population deported. In the night between 22 and 23 February 1942 the city of Lubiana was encircled in barbed wire, all adult males were arrested and the majority of them were imprisoned. The same thing happened to the other towns of the so-called “Province”. Prisoners were eventually brought to the Gonars concentration camp: in the summer of 1942 the camp held 6,000 prisoners, although it had been built for less than 3,000 people.