Guido Toso era nato a Roma, a pochi passi da San Pietro, il 16 dicembre 1921 da Carlo Toso, valente agronomo friulano, trapiantato per lavoro a Roma e da Bianca, nata contessa della Porta. I genitori vivevano a Pratica di Mare dove Carlo amministrava la tenuta dei Principi Borghese e, bambino, fu messo in collegio a Roma dai Fratelli delle Scuole Cristiane dove si diplomò ragioniere, proseguendo poi gli studi alla facoltà di Economia e Commercio. Nel 1940, allo scoppio della guerra, partì volontario come tanti altri giovani universitari, seguì l’iter militare come soldato, sergente e poi come allievo ufficiale, in Calabria e a Spoleto, risultando alla fine 3° in classifica. Fu inviato in Carnia e nel Tarvisiano e l’8 settembre lo trovò a Sella Nevea. Credendo fermamente nella resistenza contro i tedeschi, fece ripiegare ordinatamente il suo gruppo di soldati attraverso il Canin e la Val Resia fino a Tarcento: qui, di fronte allo sfascio dell’esercito, disse ai suoi soldati di tornare a casa e lui stesso trovò rifugio presso famiglie amiche. Finita la guerra, riprese gli studi e, laureatosi, decise di accettare l’offerta di lavoro del futuro suocero e si trasferì a Gonars. Impulsivo e generoso, spiritoso – con quella greve ironia romana, spesso non capita – privo di ogni accenno di provincialismo, visse una vita intensa dedicata al lavoro e alla famiglia. Nel 1964, la Democrazia Cristiana lo invitò ad accettare come indipendente la carica di Sindaco, carica che egli accettò, convinto che era un dovere per tutti “portare un mattone per la costruzione della casa comune.” Da un lato era spinto da un forte impegno sociale, che lo vide appoggiare l’opera del nostro meraviglioso dottor Simeoni per la medicina scolastica e dar vita, con il professor Braida, alla locale sezione della Libertas, fondare la Premic- pallacanestro e far si che Gonars, dopo Udine, fosse uno dei primi comuni del Friuli a fruire di un efficiente e prezioso servizio di assistenza sociale. Dall’altro lato il suo programma, adottato con entusiasmo dai suoi consiglieri – e perfino talvolta anche dall’opposizione – era di gestire il Comune come un’impresa, cercando di dare al paese un’impronta di modernità ed efficienza: Gonars fu tra i primi comuni ad acquistare uno scuolabus e ad inaugurare la rete del gas metano, a costruire – approfittando di una legge regionale purtroppo non rifinanziata – sei abitazioni a riscatto. Aspirava a potenziare le locali industrie con la creazione di un consorzio tra calzaturieri, ma si scontrò con gli individualismi locali, così che non se ne fece nulla. Rieletto per una seconda volta ed infine, con una lista indipendente per una terza volta, seguì con entusiasmo e con grande convinzione la costruzione del monumento ossario jugoslavo sorto per ricordare i caduti nel campo di concentramento di Gonars. In quell’occasione, riuscì con grande fatica, pazienza e diplomazia, aiutato da Drago Zwab, console a Trieste, ad allacciare rapporti di amicizia con i rappresentanti della città slovena di Vrhnika, duramente provata con la morte di molti suoi cittadini in questo campo. Il risultato fu nel 1975 il gemellaggio tra le due cittadine che segnò l’inizio di scambi culturali, sportivi e umani tra le due comunità. Per quanto fatto nel campo dell’amicizia italo-jugoslava, Guido Toso fu insignito dal maresciallo Tito di un’altissima onorificenza. “Conoscere per capire” era il suo motto e certo molti gonaresi ricorderanno con nostalgia le gite in Jugoslavia per conoscere la realtà di quel Paese e le gite a Roma, con tappe nei più bei e spesso sconosciuti centri del nostro Paese. Guido Toso continuò ad occuparsi anche dal 1980 al 1984 dell’amministrazione comunale, facendo parte dell’opposizione. Con amarezza e rimpianto vide la bella piscina progettata dall’architetto Vitelleschi trasformarsi in una modesta se pur utile palestrina e soffrì veramente vedendo la distruzione dei vetri e di altro materiale già preparato per il compimento dell’opera. Con gli stessi sentimenti soffrì per la mancata realizzazione della zona industriale, progettata dall’ingegner Foramitti, che doveva ridare sviluppo al paese e che solo recentemente è stata realizzata. Nel 1990 dovette entrare in dialisi; affrontò con coraggio questa prova; la sua voglia di vivere e la sua “grinta” gli permisero di passare serenamente anni non certo facili e di godere le gioie di una grande famiglia. Lasciò ai figli le responsabilità dell’azienda, rinunciando ad essere il “capo”, ma rimanendo sempre “a disposizione” per ogni difficoltà e prova. È morto il 17 novembre 2003. “Te ne sei andato di corsa, come hai fatto tutto nella tua vita e non ho avuto il tempo di prepararmi, non ho avuto il tempo di abituarmi… al pensiero di non averti più qui.”
A cura di Maria Antonietta Cester Toso
Tratto da "Glag estate 2005 n.35" edito dal Comune di Gonars