Dicembre 1973.
“Il sacrario che sorge nel nostro cimitero costituirà un prezioso pegno di amicizia tra i nostri popoli. Sappiamo che il nome di Gonars è, per tanti anni, suonato di infausto ricordo per chi qui ha sofferto, per chi qui ha perduto parenti e amici; ma sappiamo anche che molti internati sono stati aiutati dalla popolazione di Gonars, sappiamo che, sempre, quando gli amici sloveni sono venuti qui, hanno trovato, nel nostro cimitero, le tombe dei loro caduti curate e, nelle festività dei morti, ricoperte dai fiori portati dai nostri bambini. Mentre le bandiere dei nostri due paesi sventolano affiancate in questa fredda mattina d’inverno, raccogliamo il messaggio che ci viene da questo sacrario dove mani pietose e fraterne hanno raccolto i resti mortali dei caduti jugoslavi, raccogliamo il messaggio che ci viene da questi Morti, da tutti i Morti lontani dalla loro terra, messaggio che ci invita ad approfondire la conoscenza tra i popoli, che ci invita all’aiuto reciproco, alla pace, alla libertà. Che le nostre terre di confine, che tante guerre hanno devastato, ma che tante tradizioni e abitudini accomunano, non conoscano mai più l’orrore della guerra, della deportazione, dei campi di concentramento; sia, questo sacrario con le sue vittime innocenti morte lontano dalla patria, un monito continuo che ci ricordi quali beni preziosi siano la pace e la libertà e come sempre noi dobbiamo operare perché questi beni preziosi non ci vengano mai tolti”.