Il sito web, che vuole essere un archivio documentale sul campo di concentramento fascista di Gonars, è stato attivato a cura dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Sezione del Mandamento di Palmanova - che comprende gli iscritti dei Comuni di Palmanova, Gonars, Santa Maria La Longa, Bicinicco, Trivignano Udinese, Bagnaria Arsa e Visco, siti in Provincia di Udine.
Il sito prende il nome dalla numerazione ufficiale del Campo per Prigionieri di Guerra n. 89 di Gonars poi trasformato in Campo di Concentramento per Internati Civili.
Il logo del sito è costituito da sei cerchi che richiamano le sei repubbliche costituenti la ex Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia e idealmente tutto il popolo Jugoslavo che ha sacrificato la vita nella lotta contro il fascismo.
Il simbolo è presente nel Memoriale di Gonars accanto alle targhe riportanti i nomi di quanti riposano eternamente nel Sacrario.
Nel sito sono riportate notizie anche del Campo di Concentramento di Visco e del Centro di Repressione Antipartigiana nella Caserma Piave di Palmanova in quanto i siti di GONARS, VISCO e PALMANOVA rappresentano dei luoghi simbolo, nella bassa pianura friulana, degli efferati avvenimenti del secondo conflitto mondiale che vanno preservati anche attraverso la creazione di spazi espositivi e archivi documentali per promuovere, affermare e tramandare i valori della pace e della democrazia.
L'auspicio è che possa essere presto realizzato il Museo della Resistenza del Friuli Venezia Giulia allargato alle realtà di Visco e Gonars, presso la Caserma Piave di Palmanova, e che tale spazio espositivo possa rappresentare un luogo della memoria di particolare interesse e costituire uno strumento di grande efficacia didattico-culturale, in particolare per le scuole.
Un primo passo in questa direzione è rappresentato dall'approvazione del Consiglio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia di un ordine del giorno (n.45 del 13/12/2013) che impegna la Giunta Regionale a destinare a questo scopo le risorse necessarie.
Contro chi nega l’evidenza delle responsabilità italiane bisogna rispondere diffondendo l’evidenza, e questo spetta a tutti noi e nessuna legge sulla memoria potrà farlo al posto nostro.